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Più che chiedersi quale sarà la prossima…

…forse sarebbe il caso di chiedersi come mai continui ad accadere, ormai a scadenze più o meno ravvicinate, un qualche scandalo bancario.

Un mio amico mi diceva: “Fanno bene” e probabilmente ha ragione. Fanno bene non perché sia bello assistere ai misfatti di chi delinque, ma perché non succederà loro nulla. Non succede mai nulla, mai. L’Italia, ma non solo, è piena di gente a piede libero che si gode la vita: buon per loro. Nessuno li sorveglia davvero fino in fondo e probabilmente un eccesso di sorveglianza, come sostengo spesso, nuocerebbe alla democrazia in quanto tale.

La trasparenza, così come la democrazia e molte altre cose, non si esportano, non si impongono per decreto, se non diventano parte di una cultura, di un modo di vedere le cose.

Nel frattempo, senza decreti e senza regolamenti, senza compliance, si direbbe in banca, si emigra, si muore, si spara, ci si dimette, si cambia lavoro o, semplicemente, non si lavora più, per noia, per mancanza di significato, perché non hai più il senso delle cose. La realtà è un po’ diversa da come la immaginiamo o di come fingiamo di non vederla.

Mi colpisce sempre la pubblicità della più grande società di consulenza finanziaria indipendente in Italia, dove un vecchio saggio, naturalmente orientale, spiega che non bisogna chiedersi come investire, ma con chi.

E così facciamo fuori il significato anche dalle domande sul risparmio, cioè sui soldi che abbiamo faticosamente messo insieme, lavorando tutta la vita: è un beauty contest, conta lo spot, chi riesce ad attirarti di più.

In università abbiamo parlato di educazione finanziaria e quando si parla di investimenti questo vuol dire chiedersi perché: perché, quali sono i tuoi obiettivi, cosa ti serve veramente.

Altrimenti la solita risposta idiota è pronunciata in uno dei tanti grattacieli come quello sopra: dobbiamo guadagnare tanto e in poco tempo.

Non facciamoci domande, non fate domande: certe domande corrono troppo in profondità.