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Selling England by the pound

 

50 anni fa usciva un disco leggendario, non solo per noi boomer (penso di possederlo in vinile, in cd ed in ogni altra forma di riproduzione). Selling England by the pound è un concentrato di bellezza ma anche di critica al sistema e di giochi di parole che richiamano concetti che fanno pensare che forse la Brexit gli inglesi l’avevano nel sangue, perché non sono mai davvero entrati in Europa.

Uno di questi giochi di parole, sul finire della canzone “Aisle of Plenty” compare con il verso “Tess-cooperates”, chiara allusione a una delle più grandi catene della grande distribuzione britannica, Tesco appunto, che nel frattempo si è fatta una banca, come molte altre catene della grande distribuzione nel mondo; la banca fatta in casa che ti permette di avere una raccolta abbondante, fissa e stabile tutti i giorni dell’anno grazie agli acquisti dei clienti, fidelizzati anche dal poter fruire di servizi di pagamento automatizzati, nei quali mi duole dirlo,  “la perfida Albione” è molto più avanti di noi. A dicembre a Londra, in occasione di un viaggio di studio, in una pasticceria neppure troppo grande, accettavano solo POS e carte di credito e ce n’erano almeno una dozzina in bella vista. Ah, dimenticavo, visto con i miei occhi a Enniskyllen, Ulster, 4 anni fa. Per i clienti Tesco subito fuori dal grande magazzino, c’è un enorme apparato tecnologico che serve per carte di debito/credito, pagamenti e, persino per i versamenti di cassa continua. Siamo destinati a parlare con macchine, dunque, come un po’ mestamente raccontavo a uno studente che ieri sera mi chiedeva consigli su Isybank senza averne letto neppure nulla su internet?

Il profetico frontman dei Genesis, Peter Gabriel (nella foto travestito da fiore) ci viene incontro con quel gioco di parole che conclude una canzone che dura poco, ma che ne precede una meravigliosa, “The cinema show” (ve le metto tutte e due alla fine della lettera). Tess-cooperates: Tessa coopera, un verbo che di questi tempi pare tristemente bandito in Italia, mentre è un terreno accidentato per tutti coloro che escono dai nostri confini. Ma è un verbo che non può tramontare: come fare, altrimenti, per esempio, con quella tesi che ha presentato un peraltro eccellente studente qualche giorno fa sulla finanza sostenibile, che parlava di tutto senza parlare di credito sostenibile? Ovvero di come faccio ad applicare i criteri ESG quando valuto una Pmi, per esempio, magari un albergo che non ha consuetudini particolarmente strette con l’INPS? A meno che la finanza sostenibile non sia cosa solo per le medie e le grandi imprese (ma l’Autorità Bancaria Europea non sarebbe d’accordo, dunque parliamone), continuiamo ad avere il problema di come valutare la sostenibilità, la sensibilità ambientale e le modalità di gestione anche delle PMI. E forse sarebbe ora davvero, come da tempo andiamo dicendo su questa newsletter settimanale, che l’ambiente economico, gli operatori, potessero cooperare: con giudizi, valutazioni reciproche, senso di appartenenza. Per migliorare il mercato, per migliorare sé stessi, per aiutare gli altri ad essere migliori; e anche, se possibile, per migliorare l’intelligenza artificiale.

C’è da lavorare, sempre, anche per chi scrive la newsletter, dopo averla letta: per questo ogni volta c’è una canzone da ascoltare (oggi 2!), per alleggerire, ma anche per godere della bellezza.

 

P.S: il progressive rock dura più di qualche canzonetta nostrana.