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La maleducazione del bancario.

Scusabile la maleducazione del bancario demansionato. Con questo titolo si apre un articolo di Giuseppe Bulgarini d’Elci su Il Sole24Ore di martedì 14 novembre u.s..

Illegittimo il licenziamento se il cattivo comportamento è legato a stress aziendale

È illegittimo il licenziamento del dipendente, addetto allo sportello di una banca, che inveisce contro il cliente e lo strattona per il braccio, se alla base del rapporto di lavoro si colloca una dequalificazione professionale che ha generato una condizione «stressogena». In un contesto lavorativo dove il dipendente è stato esposto a un trattamento «demansionante/dequalificante/mobbizzante», il maltrattamento dei clienti e gli atteggiamenti ostili nel disimpegno del servizio di sportello vanno valutati con minore severità. Il dipendente che si rivolge all’utenza utilizzando un registro inurbano e aggressivo sul piano fisico pone in essere una condotta oggettivamente riprovevole, in contrasto con i valori di civiltà che sono alla base dei rapporti interpersonali. È, tuttavia, solo un lato di una vicenda più complessa, perché vanno valorizzati (anche) il contesto ambientale ostile e le vessazioni subite dal dipendente sul piano professionale. Sulla scorta di questi rilievi il Tribunale di Cremona (ordinanza dell’11 ottobre 2023, numero 1393) ha ritenuto sproporzionato il licenziamento per giusta causa irrogato al dipendente che, in più occasioni, si era rivolto alla clientela in malo modo («chiudi il becco»), rifiutandosi di eseguire le operazioni di sportello richieste e spingendosi al punto di tirare via per il soprabito un avventore indesiderato.”

A quanto pare, se lavorare stanca, lavorare in banca produce effetti peggiori. Quel dipendente che non è stato licenziato non starà a casa e, almeno glielo auguriamo, non finirà diritto a Malebolge, dove, a quanto pare, i responsabili del personale non scherzano per niente quanto a “trattamenti mobbizzanti”, termine certamente non dantesco ma che rende molto bene il senso di molte lettere che ho ricevuto da persone che in banca ci lavorano e mi raccontano di comportamenti che sono, nella più soave delle ipotesi, de-qualificanti: lettere che ogni volta mettono in discussione ruoli e figure che di autorevole non hanno nulla, di autoritario, nel senso deteriore, quasi tutto.

 

“Di qua, di là, su per lo sasso tetro
vidi demon cornuti con gran ferze,
che li battien crudelmente di retro.                                 36

Ahi come facean lor levar le berze
a le prime percosse! già nessuno
le seconde aspettava né le terze.”                                   39

 

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto XVIII

 

La maleducazione non è mai scusabile, casomai è “spiegabile”, ovvero se ne possono rinvenire le ragioni. “Lavorare in banca” era ed è uno dei tag di un blog dove si parla di banche, imprese, persone. Ecco, forse la maleducazione comincia quando, lavorando in banca (ma non solo) non ti senti più trattato come una persona; e non è solo colpa dei tuoi capi. Perché la tua posizione personale, il senso che dai alle cose e come le fai, al tuo lavoro, ogni giorno, dipendono solo da te. Quel dipendente sarà stato re-integrato e, probabilmente, farà in modo di andarsene. Ma gli resterà sempre una questione, dopo la soddisfazione di avere vinto: “e io cosa ci faccio qui”.

Immagine: Malebolge, dal web.