E così accade che mi chiami un amico, che lavora in una banca di prossimità,…
Ancora su localismo e banche di prossimità.
Se vi siete stancati dell’argomento vuol dire che avete un frigorifero al posto del cuore e quindi è inutile che proseguiate nella lettura. Se invece l’avvento dell’AI vi ha lasciato ancora un briciolo di sensibilità potete proseguire nel condividere alcune considerazioni.
Mi è capitato di fare visita, nell’ultima settimana, ad una delle più grandi banche del gruppo ICCREA, banca che ben conosco da almeno trent’anni e che da trent’anni mi colpisce per quello che in altri tempi si sarebbe definito “essere fedeli alla linea”. Avendo conseguito un utile netto davvero ragguardevole e con gradi di copertura del deteriorato di assoluto rispetto (e tranquillità) quella banca fa continue e partecipate assemblee dei soci in tutte le zone dove opera, come ha sempre fatto, fin da quando era più piccina, instancabilmente.
Qualcuno infatti potrebbe pensare che l’utile sia così alto da non avere bisogno di spiegazioni e che quando le cose vanno bene non importa dilungarsi sui tecnicismi: e invece quella banca non smette mai di coinvolgere i soci, in tutte le scelte e i cambiamenti, come posso testimoniare personalmente da oltre trent’anni.
C’è un’altra banca di prossimità, la Popolare di Sondrio, che da febbraio combatte contro l’ipotesi di essere assorbita da BPER, nonostante le rassicurazioni circa il fatto che le due banche resteranno distinte, con comitati dei piccoli azionisti, riunioni, incontri, dibattiti.
Ora, a prescindere da come andrà a finire, mi pare di poter dire che, come purtroppo nel caso di tutte le popolari (e anche di molte BCC e casse rurali) si è smarrito il senso di fare banca per il territorio. E lo si è smarrito dalla testa, ovvero dai CdA, non dalla base: il senso è diventato, molto banalmente, quello di far soldi, come non è poi così importante.
Si potrebbe dire che 60 milioni di utili fatti in una banca e fatti in un’altra sono uguali e invece non lo sono, perché diventa importante come li hai fatti.
By the way, in questo modo l’occasione di riformare il credito cooperativo e le banche popolari è andata, sostanzialmente, perduta, almeno per il momento.
Perché la cultura, il modo di fare banca e la visione, quando sono fondati su valori che non siano il mero profitto, fanno presto a sfumare e diventare poco più che un arredo, come testimoniano i risultati di molte altre banche che conosco.
Che fare? Ci vorrebbero più soci e più soci consapevoli e questo diventa un tema di financial literacy, ovvero di cultura finanziaria e di cultura dei territori, che non si inventano dalla sera alla mattina.
Uomini e donne di buona volontà ne abbiamo?
Non basta una giornata di sole, ci vuole qualcuno che ti venga a pigliare.
Ph.by A.B.©