skip to Main Content

Ancora sulla metodologia (dove mettere le mani)

Una delle prime cose che ho imparato andando in università (da studente; e quasi ne impari di più da professore) è che non serve sapere tutto, ma serve sapere dove cercarlo. Appunto, dove mettere le mani, il metodo, la logica con la quale ricerchi le cose.

Ricordo anche che una delle prime monografie che ho scritto sulle relazioni di clientela si chiamava “Strumenti e metodologie etc…”: eppure non pensavo che riflessioni di quasi mezzo secolo fa fossero ancora di attualità e di doverle riprendere, a distanza di così tanto tempo.

A volte chiedo qualcosa ai miei figli o comunque a qualcuno più giovane di me e mi dicono di googlare ed evidentemente lo faccio anche io, anche se con meno automatismo, sono un boomer: il che non significa che la metodologia dell’apprendimento si riduca a inserire ciò che si vuole conoscere nella barra del motore di ricerca e aspettare che escano i risultati.

Sant’Agostino diceva che si conosce solo ciò che si ama.

Evidentemente gli ingegneri informatici, i gestori di banche dati e tutti coloro che gestiscono infrastrutture e sistemi informativi sono innamoratissimi (oltre ad essere leggermente autoreferenziali), talmente innamorati da essere gelosi anche di chi i dati li vuole usare, giudicare, paragonare, confrontandoli con la realtà, con delle ipotesi di studio, usando parole nuove (o comunque diverse dal linguaggio informatico) che, come diceva Keynes, “devono essere un po’ selvagge, perché sono un assalto del pensiero sull’impensato”.

La metodologia è questo assalto del pensiero sull’impensato: è questa ricerca appassionata di una logica, di un ordine, che aiuti, che spieghi, che allarghi la dimensione della conoscenza.

Ma non si assalta l’impensato senza un’ipotesi di partenza.

Per questo facciamo riclassificazioni di bilancio ma non ci fermiamo a quelle per valutare un’impresa; e il migliore dei modelli o, se preferite, le machine learning, non potranno mai sostituire il giudizio al quale, alla fine, un buon analista, sarà giunto, mettendo insieme le informazioni del modello con altri dati, notizie, facendo quella fatica sana che è imprescindibile da una corretta misurazione del rischio di credito.

Mentre ci pensate, ascoltate Ivano Fossati, qua sotto.