skip to Main Content

Green washing

Un fondo Canadese, per la precisione (qualche notizia in più la trovate qua: https://deadline.com/2023/03/pornhub-parent-mindgeek-acquired-canadian-private-equity-firm-netflix-documentary-1235302442/ ) Ethical Capital Partners, o ECP, ha acquistato, per un ammontare imprecisato (a occhio e croce qualche miliardo di dollari) il più grande sito di intrattenimento per adulti del mondo.

ECP, lanciato nel 2022 a Montreal, afferma nel proprio sito che (…) it’s good at dealing with problem companies, seeking out tech-focused investment and advisory opportunities “in industries that require principled ethical leadership…have legal and regulatory complexity and that put a value on transparency and accountability.”

Ora, nulla da dire sull’affare, avranno fatto la due diligence, qualcuno avrà visto i conti e prima o poi potremmo trovare Mindgeek quotata a Wall Street, il problema non è questo, ovviamente. Qua, poi, si è da tempo “ammiratori” della trasparenza del Vicefund o Fondo del Vizio, che viceversa e apertamente VICE FUND (SYMBOL: VICEX) – USA Mutuals investe in case da gioco, fabbriche di armi, produttori di sigarette e quanto altro: un fondo che sarebbe consigliabile agli stomaci forti in cerca di bassa volatilità e rendimenti assicurati.

Lungi da noi il moralismo, l’etica affermata a prescindere porta a conclusioni aberranti (lo stato nazista era uno stato etico); ma ci piace la trasparenza, negli affari come nella vita e che non solo si parli come si mangi ma si dica quello che si fa, per chiarezza, per sapere con chi hai a che fare, perché la partnership (oltretutto ce l’hai nel nome in aggiunta all’etica) richiede consapevolezza. Da tempo nelle newsletter abbiamo parlato e parliamo di traspality© come metodo e visione del mondo degli affari, prima ancora che come modo per misurare le performance. Quella dell’acquisto di Mindgeek è una bella sfida, non appena contro l’ormai collaudata tecnica del greenwashing: è una sfida per le relazioni commerciali, per la narrazione del business stesso, per un business model reso più trasparente, comprensibile, condivisibile, disposto a mettersi in gioco nelle relazioni con tutti gli stakeholder. Poi, per carità, nell’intrattenimento “per adulti” si può fare la qualunque, compreso vendere una squadra di calcio a un cinese per ricomprarsela riciclando e poi abbandonare il business. Facessero loro, compresa una bella fondazione benefica (chissà se ce l’hanno anche quelli del Vicefund…).

Rivedendo il GP di F1 in Messico domenica ripensavo giocoforza al modello RedBull -di cui abbiamo già parlato- e alla loro identità riaffermata, dal calcio al basket, fino all’atletica e alle monoposto: una trasparenza, ma anche una visione e una missione, che sono merce rara e, al contrario, vorremmo vedere maggiormente praticata. Lavoriamo anche per questo.