E così accade che mi chiami un amico, che lavora in una banca di prossimità,…
Incentivi e sussidi.
Difficile non occuparsi, questa settimana, di quel che ha detto il signore nella foto, ovvero Carlos Tavares, CEO di Stellantis, il conglomerato che raccoglie i marchi Fiat, Peugeot, Citroen etc…; sarebbe ancora più interessante e divertente ragionare di quel che vuole fare la Famiglia per eccellenza del nostro capitalismo, ovvero gli Agnelli, non appena della Fiat, ma anche dei giornali, della Juve e di quanto altro. Ma oggi è il caso di ragionare della polemica feroce provocata dalle parole di Tavares che, in audizione alla Camera dei Deputati, ha richiesto incentivi per chi compra auto elettriche e/o incentivi per produrle. In sostanza, se volete la transizione energetica, tirate fuori i soldi voi, produrre auto elettriche costa troppo. Naturalmente si è ben guardato, il nostro, dall’accennare ai ritardi strategici di quasi tutte le marche europee rispetto a quelle asiatiche (compresi i giapponesi, non solo i cinesi) nel riconvertire, almeno in parte, la produzione dai motori termici ai motori ibridi ed elettrici. La mossa cinese, che sa di dumping ma anche di costi di produzione ancora notevolmente inferiori a quelli europei, soprattutto in tema di salari (vedi i 15.000 licenziamenti annunciati dalla Volkswagen), vede nel frattempo l’invasione, anche pubblicitaria (nei campi di calcio, per esempio), dell’utilitaria elettrica BYD: verrebbe in mente la famosa frase dello storico latino Tito Livio dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.
Perché è vero che le case automobilistiche europee sono in ritardo, ma è anche vero che in Italia l’unico provvedimento di politica industriale lo ha fatto il Governo Renzi con industria 4.0; ovvero, in Italia manchiamo di una politica industriale da almeno 30 anni o forse più e l’industria dell’automotive, ma non solo, ne sta facendo le spese.
La Fiat ha goduto di ampi sussidi in passato e, ovviamente, anche di incentivi: anche se i sussidi dovrebbero essere erogati (e il Governo Meloni lo sa e lo fa) a chi ne ha davvero bisogno, ovvero alle fasce più povere della popolazione, non a chiunque. Non dovrebbero goderne i ricchi e certamente i sussidi paiono destinati più che altro non a chi deve essere facilitato nell’acquisto di auto elettriche, quanto piuttosto per i bisogni elementari di sopravvivenza. Gli incentivi costano quanto i sussidi ma, come dimostrato nel caso di industria 4.0 e di industria 5.0 portano ad investimenti, crescita, sviluppo; quegli investimenti che Fiat, e non solo, non ha fatto o ha fatto tardivamente. Per questo occorre una nuova politica industriale e non solo i, peraltro, giusti rimproveri a Tavares: questione, quella della politica industriale, che non sarà risolta neppure dal rinvio della scadenza del 2035.
Il problema della politica industriale è qualcosa di molto di più di quello che questo governo sta facendo; e visti i protagonisti della politica tout-court, temo che dovremo aspettarla a lungo.