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L’arte del banchiere centrale

La lettura del sito di Bloomberg del 7 luglio (articolo qui) dovrebbe diventare obbligatoria nei corsi di Tecnica bancaria o di Economia delle aziende di credito, fate voi, per spiegare quella che il grande prof. Antonio Confalonieri, in Università Cattolica, ci illustrava, 45 anni fa, essere la c.d. “arte del banchiere centrale”.

In altre parole, come sta facendo Christine Lagarde, dire e non dire, anticipare, fare capire, alludere, orientare i comportamenti in modo tale che, anche solo con la moral suasion, le banche facciano prima quello che in un modo o nell’altro saranno costrette a fare dopo: razionare il credito.

Il razionamento del credito, ovvero la riduzione del credito all’economia, si può fare in due modi: uno più idiota, letteralmente, (e per questo più facile e maggiormente seguito da molte banche) che è quello di aumentare i tassi a tutti, pensando che nel frattempo facendo così si guadagna (ed era ora, dopo decenni di tassi zero; per capire la falsità dell’affermazione andate a vedervi i bilanci delle banche del 2021 e del 2022). L’altro, più complesso e che richiede criteri più rigorosi di valutazione del merito di credito, è quello di selezionare attentamente i progetti e le aziende che li presentano, premiando quelli meritevoli e “punendo”, con tassi più elevati e/o minor credito, i cattivi prenditori, ovvero coloro che non meriterebbero credito o lo meriterebbero a caro prezzo.

Tutto questo allo scopo di tagliare la testa all’inflazione, come Salomè con San Giovanni nel quadro di Caravaggio, facendola scendere, sotto quella soglia del 2% da sempre individuata da BCE come massimo livello “desiderabile” di crescita di prezzi e salari.

Tuttavia la politica monetaria ha dei limiti: e anche se SuperMario mi ha smentito in passato, facendo scendere i tassi sotto zero, cosa mai avvenuta in precedenza e a mia memoria, per fermare l’inflazione serve la politica fiscale, ovvero la politica delle scelte in materia economica, di imposizione fiscale, di agevolazione degli investimenti etc…

Vedremo cosa farà questo governo.

Mi resta una domanda: certamente alla BCE usano modelli predittivi, complicatissimi software, pagano profumatamente fior di economisti (che, ricordo a tutti, non sono indovini né maghi), ma alla fine chi decide sono delle persone, ovvero il board della BCE composto da tutti Governatori delle Banche Centrali Nazionali.

La domanda è: ma se anche loro si mettessero nelle mani di Chat-GPT? In altre parole, se anche loro facessero lavorare l’intelligenza artificiale su altra intelligenza artificiale, cosa ne uscirebbe? E, a questo punto, perché pagarli, perché farli lavorare? L’economia è una scienza sociale, non è una scienza esatta, perché si occupa di comportamenti umani, ci piaccia o no, imprevedibili, come il primo set dell’incontro Murray-Tsitsipas a Wimbledon la sera del 6 luglio scorso. Chi può se lo riguardi: è un bellissimo omaggio all’imprevedibilità della vita.

Ma occorre starci, saper sorprendersi, non aspettare che l’AI faccia le cose al posto nostro. Nessuna AI ci scoppierà dentro il cuore, all’improvviso.