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Sostenibilità vo’ cercando ch’è sì cara…

A conclusione del Festival dell’Economia di Trento, al quale mi sarebbe piaciuto partecipare, gli organizzatori parlano di sostenibilità quale tema centrale delle performance economico-finanziarie (qui il link all’articolo La sostenibilità al centro delle performance economico-finanziarie – Il Sole 24 ORE).

In Patagonia l’unica cosa sostenibile è il turismo, non certo popolare. Nonostante le risorse naturali di cui è ricchissimo questo immenso territorio, anche grazie all’opposizione delle popolazioni locali al loro sfruttamento, vi sono 4 milioni di km quadrati abitati da 2 milioni di persone e nessun problema ambientale.

Nel resto del mondo dobbiamo accontentarci di compromessi, quelli che il Ministro degli Esteri Tajani, intervistato da SkyTg24 ieri sera, chiama “la terza via” tra i negazionisti e i duri e puri alla Greta Thunberg.

L’articolo succitato è interessante, perché riassume i termini di un dibattito avvenuto al Festival dove si dimostra che le aziende che effettivamente fanno attenzione ai fattori ESG lo comunicano, non in termini di greenwashing, ma dimostrando, nei cosiddetti documenti non finanziari che accompagnano il bilancio, la loro premura per i temi ecologici, per il welfare, l’inclusione e la governance partecipativa.

Avrei dovuto prendere parte al dibattito per poter portare in questa newsletter le best practice di alcuni casi (13) presentati in quell’occasione e sono certo che sarebbero state istruttive per ognuno di noi: tanto più per chi vive in un distretto, quello turistico della Riviera, dove il legame tra i fattori ESG e la performance economico-finanziaria pare ribaltato, nelle prassi e nella cultura imprenditoriale, salvo rarissime eccezioni.

Peraltro, anticipando i temi di una ricerca che sarà presentata a luglio in un convegno internazionale a Bari, si può affermare che non esistono robuste correlazioni tra le performance economico-finanziarie degli alberghi rivieraschi e il giudizio, eminentemente qualitativo, che essi ricevono dalle varie recensioni su Booking, Tripadvisor etc… In altre parole, se vado in un due stelle o peggio, non me ne lamento, anzi, proprio perché l’ho scelto consapevolmente, per ragioni di prezzo e quanto altro; ergo, non mi interessa se il cuoco è pagato in nero, se i camerieri sono sfruttati, se la paga oraria è miserrima, perché non lo so e non me ne interesso.

Se questo è sicuramente un problema per le banche, che invece devono interessarsene, è facile immaginare che il tema sarà affrontato utilizzando algoritmi e AI, senza porsi più di tanto un problema che, viceversa, gli Orientamenti EBA-LOM ribadiscono al loro interno.

Il tema è troppo grande per essere affrontato in una newsletter, ma due considerazioni possiamo farle. La prima, un po’ maliziosa se volete, ma purtroppo frutto di esperienza sul campo, è che mi accontenterei che le banche facessero bene il mestiere di prestare soldi, cosa non ancora del tutto pacifica. La seconda è che la comunicazione, finanziaria e non, passa dalla trasparenza e dalla cooperazione, dal volersi sottoporre al giudizio altrui raccontando quello che si sta facendo (traspality©).

C’è ancora molto da fare: rimbocchiamoci le maniche e crediamoci, perché nessun automatismo potrà sostituire una consapevolezza che è, prima di tutto, culturale.

Quanto alla qualità degli affidamenti, è anche tecnica, ma mi taccio per carità di patria.

 

Copertina : Ph. A.B.©