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Tutti vogliono viaggiare in prima e che il viaggio non finisca mai (sotto come va?)

Mentre il legislatore si è affannato a trovare soluzioni per anticipare la crisi d’impresa, recependo la direttiva “Insolvencynel nuovo Codice delle Crisi di Impresa, ormai già in vigore nelle sue parti principali e, soprattutto, ormai già in vigore per la parte che riguarda il DSCR (debt service coverage ratio) come unico indicatore della crisi stessa, gli imprenditori latitano nella consueta ignoranza, latinamente intesa e, a quanto pare, anche i loro professionisti contabili, con le doverose eccezioni.

Chi avrebbe dovuto installare gli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili ex art.2086 c.c. (le imprese) non lo ha fatto, nessuno ha spiegato loro che se anche sono piccole srl o spa a base familiare, gli amministratori non solerti nel fronteggiare la crisi diverranno illimitatamente responsabili per la perdita del patrimonio.

Le banche hanno il loro bel daffare per (non) scontare più i crediti del 110%, per fronteggiare la crescita dei crediti in stage 2 (+50%) e del deteriorato (+27%) genericamente inteso, forse, presto o tardi, anche per ricapitalizzarsi fondendosi con qualche altro istituto e divenendo ancora più grandi. Peraltro, le banche stesse, soprattutto quelle locali, devono applicare gli Orientamenti LOM-EBA, e avrebbero dunque la questione delle PMI a cui chiedere oppure no, il business plan ma, soprattutto, con le quali intraprendere un percorso di comunicazione finanziaria corretta, chiara, trasparente, collaborativa.

Ne abbiamo già parlato.

Chi vuole viaggiare in prima, con il drink in mano, con la hostess che ti porta tutto quel che vuoi e con il posto finestrino, non sono le PMI: quelli che già viaggiano in prima sono le grandi aziende, o anche le medie, quelle che hanno superato, anche grazie al fattore dimensionale, le grandi crisi di questi anni. Sono le grandi imprese che stanno accorciando le catene del valore, soprattutto nel B2B, internalizzando i processi con la robotizzazione e facendo a meno dei terzisti (non dimentichiamo mai che noi siamo i terzisti della Germania…), efficientandosi e razionalizzando il loro business model.

Loro sono già in prima.

Quelli che stanno sotto, che vorrebbero viaggiare con il drink in mano, fanno fatica a reggere una bottiglietta di minerale: perché hanno margini modesti, capitale circolante quasi sempre troppo elevato e tassi di crescita che soffrono il vincolo finanziario della sottocapitalizzazione, peccato originale del capitalismo italiano ma, soprattutto, delle PMI. Imprese come queste, prive spesso anche di adeguate e moderne dotazioni di capitale fisso, da ultimo non manco mai di notarlo, chiamano prelievi i compensi di lavoro dei loro soci-titolari: e i loro bilanci, con il patrimonio netto negativo, non stanno in piedi se non per il debito che viene loro concesso dalle banche che, sciaguratamente, lo hanno già erogato, magari con la garanzia del Fondo Centrale di Garanzia. Lenin si chiederebbe “Che fare?”, io mi chiedo per quanto a lungo il sistema bancario italiano possa reggere il peso di una parte del sistema delle imprese che è impropriamente sussidiato da credito che non merita e da garanzie pubbliche che, prima o poi verranno escusse.

Sotto, come va?

 

Tutti vogliono viaggiare in prima
tutti quanti con il drink in mano
sotto come va, fuori come va?
Tutti vogliono viaggiare in prima
Tutti con il posto finestrino
sotto come va, fuori come va?

Luciano Ligabue