E così accade che mi chiami un amico, che lavora in una banca di prossimità,…
Una questione di mele.
Un articolo su IlSole24Ore on line di oggi parla di una quanto mai vicina Apple Bank i cui tempi sarebbero ormai maturi, appunto. Dalla mela partirono Adamo ed Eva per la loro avventura terrestre, con il logo della Mela due protagonisti del secolo scorso, i Beatles e Steve Jobs, hanno cominciato per continuare, debordando in quello attuale. La previsione su Apple è del giornalista specializzato in finanza Alessandro Graziani, che cita il rivoluzionario bottone “tap to cash”, con il quale si potranno fare pagamenti istantanei. In particolare, il sito specializzato macity.net spiega che “tra le sterminate novità piccole e grandi del sistema operativo di iPhone, che nel momento in cui scriviamo è nelle mani dei soli sviluppatori, ci sono anche novità che riguardano Apple Pay, con nuove opzioni di pagamento, come la possibilità di riscattare premi o scegliere il pagamento a rate con alcune carte di credito o debito (opzioni disponibili su carte di istituti bancari e fornitori di carte che aderiscono in alcuni mercati). Una opzione che, almeno inizialmente, non vedremo in Italia è Tap to Cash, utile per permettere all’utente di inviare e ricevere denaro Apple Cash semplicemente avvicinando il suo iPhone a quello di un’altra persona.” Si potrebbe pensare all’ennesimo sistema di pagamento elettronico, peraltro già regolamentato dalla UE (vedi Direttive PSD e PSD2) ma sarebbe troppo facile: se poi ci mettete dentro l’AI… Così come Tesco Plc (“almeno una dozzina di ragioni per sceglierci”), e ne abbiamo già parlato, ha fatto da tempo la sua banca, realizzando facilmente che la propria enorme raccolta giornaliera di incassi poteva fruttare molto di più se gestita direttamente e non portata altrove, anche altri player, valutata la grande portata della liquidità di cui dispongono, potrebbero fare altrettanto.
Tutto questo ha un nome, in dottrina e non: si chiama disintermediazione.
Dice: ma le banche inglesi non sono sparite, Tesco (in basso nella foto quella che ho visto io 5 anni fa) è lì con la sua banca e le altre banche continuano a lavorare. Verissimo.
Nella foto, il superstore Tesco di Enniskillen, Ulster, 13.600 abitanti (!).
Ma mentre tutto viene digitalizzato e ci sono banche che pubblicizzano la possibilità di ottenere prestiti on line nelle ore di trasmissione de La Zanzara (ovvero il top degli ascolti di Radio 24) c’è qualcuno che si sta ancora arrabattando con la PEF, della cui numerazione abbiamo perso la sequenza, per fare pratiche di fido senza senso. L’ultima di cui mi giunge notizia è la seguente: noi riclassifichiamo il bilancio secondo quanto comunicato dal cliente con il bilancio CEE. Ovvero, trattandosi perlopiù di micro-imprese e di imprese tenute a redigere il bilancio in forma abbreviata, non riclassifichiamo nulla, ci affidiamo al caso. Così è probabile che mentre siamo disintermediati dal lato raccolta (vedi Apple Bank), lo diventiamo pure dal lato degli impieghi, come una candela con due stoppini che si consuma a velocità doppia del normale. E non possiamo più nemmeno guadagnare sui servizi, perché i servizi li danno, e meglio, competitor non bancari. Così, mentre si erode il montante, si erodono pure i ricavi da servizi, perché quei pagamenti fatti con l’I-Phone costano infinitamente meno, a tacer del resto.
Piange il telefono.